Come scegliere la piattaforma giusta

Oggi l’Eldorado è instagram, ma perché instagram? Perché tutti vogliono andare su instagram a tutti I costi?

Ogni volta che parlo con una realtà sportiva, ogni volta che incontro un libero professionista, il primo canale che viene in mente è sempre lo stesso: Instagram.

“Io devo essere su Instagram!”
“Io devo pubblicare su Instagram!”
“Io devo avere i numeri su Instagram!”

Oggi Instagram è il nuovo Eldorado, la terra promessa del marketing digitale. Ma perché proprio Instagram? Perché tutti vogliono andare su Instagram a tutti i costi?

Anche perché, se ci fermiamo a ragionare bene, di alternative ce ne sono, e ce ne sono davvero tantissime. Ne ho segnate qui alcune:

  • Substack
  • Pinterest
  • YouTube
  • LinkedIn
  • TikTok
  • Facebook
  • BlueSky
  • Wavefull

Eppure, nonostante questa abbondanza di piattaforme, Instagram continua a essere la prima scelta per molti. Ma è davvero la scelta giusta per tutti?

Il rischio della scelta superficiale

Instagram, sentiamo sempre parlare di Instagram. Vediamo i grandi numeri che fanno le persone su questa piattaforma e siamo subito attratti da questo specchietto per le allodole. Spesso non ci rendiamo conto che finiamo per fare una scelta superficiale.

Una scelta superficiale nella piattaforma social può diventare un grandissimo errore. Un boomerang. Una zappa sui piedi che ci porteremo avanti per giorni, mesi, anni, forse anche decine di anni, a seconda di come evolveranno le piattaforme in futuro.

Non dovremmo prendere questa scelta sottogamba. Non dovremmo decidere su quali piattaforme investire in modo istintivo e non ragionato.

Perché?

Comunicare su una piattaforma è un investimento. È un investimento di energie, è un investimento di tempo, a volte è un investimento economico ed è un grandissimo investimento emotivo.

La scelta della piattaforma più adatta a noi dovrebbe essere fatta con estrema attenzione. Questo ci aiuta a non perdere energie e tempo. Ci evita anche che l’aspetto emotivo, nell’arco di pochi mesi, ci travolga.

Quando inizi a pubblicare, quando inizi a comunicare in modo continuo e costante, magari con ardente furore, e vedi che i risultati non arrivano… beh, la parte emotiva inizia a prendere sempre più spazio. La vocina nella testa che ti dice che stai sbagliando diventa sempre più forte. E comunicare diventa sempre più difficile.

Per questo motivo, dobbiamo fare una scelta consapevole della piattaforma su cui investire il nostro tempo e le nostre energie. Non lasciamoci sedurre solo dai numeri che vediamo su Instagram, ma valutiamo con cura quale sia il canale più adatto ai nostri scopi.

I tre parametri fondamentali per la scelta

Prima di lanciarci a capofitto su una piattaforma social, è importante fermarsi a ragionare su alcuni parametri fondamentali. Questa riflessione ci aiuterà a scegliere su quale piattaforma (o piattaforme) operare e come farlo nel modo più efficace.

Ricorda che nulla ci vieta di concentrarci principalmente su una piattaforma e poi essere presenti in modo più leggero sulle altre. A volte basta mettere la nostra “bandierina” così che chi ci cerca possa trovarci.

Ora ci sono dei parametri che secondo me sono tre e sono prevalentemente l’audience, quindi a quale audience e di conseguenza a quale target ci riferiamo, noi stessi che siamo un parametro importantissimo perché dobbiamo ragionare su quali sono le nostre affinità con le piattaforme o col medium comunicativo, qual è il nostro modo di comunicare, e quali sono le risorse che abbiamo a livello di strumenti

Secondo la mia esperienza, ci sono tre parametri chiave da considerare:

1. L’audience e il target

A chi vogliamo parlare? Chi sono le persone che vogliamo raggiungere? Ogni piattaforma ha un pubblico diverso, con caratteristiche demografiche e comportamentali specifiche. Dobbiamo chiederci dove si trova il nostro target e quali sono le sue abitudini online.

2. Noi stessi

Questo è un parametro cruciale che spesso viene sottovalutato. Dobbiamo considerare:

  • Quali sono le nostre affinità con le diverse piattaforme
  • Qual è il nostro modo naturale di comunicare
  • Con quali formati ci troviamo più a nostro agio

Non ha senso forzarci a usare una piattaforma che non ci piace o che richiede competenze che non abbiamo e non vogliamo sviluppare.

3. Le risorse disponibili

Per comunicare efficacemente su certe piattaforme abbiamo bisogno di strumenti specifici. Oggi lo smartphone sta diventando sempre più un tuttofare, ma alcune piattaforme richiedono comunque attrezzature o competenze particolari.

Oltre agli strumenti, la risorsa più preziosa è il tempo. Ogni piattaforma richiede un impegno costante e questo deve essere compatibile con la nostra disponibilità.

C’è poi un quarto parametro che considero importante quanto gli altri: il parametro etico. Le piattaforme hanno valori, politiche e pratiche diverse, e dovremmo chiederci se sono in linea con i nostri principi.

Nei prossimi paragrafi analizzeremo più in dettaglio questi parametri e vedremo come possono guidarci nella scelta della piattaforma migliore per noi e per la nostra comunicazione.

Il processo decisionale comune e i suoi limiti

“Così fan tutte” si intitolava quell’opera di Mozart (non Shakespeare, come erroneamente detto nel podcast) e potremmo usare questo titolo per parlare di come le persone scelgono le piattaforme social. È una metafora perfetta per descrivere la tendenza a seguire la massa senza pensare.

Così fan tutti! Tutti sono su instagram e quindi noi dobbiamo andare lì perché se tutta la gente e tutta la concorrenza pubblica lì allora noi dovremmo andare lì senza considerare alcuni aspetti decisamente importanti

Ma prima di vedere quali sarebbero le scelte più consapevoli, vediamo come di solito le persone decidono su quale piattaforma investire il loro tempo e le loro energie.

I due approcci più comuni

Di solito ci sono due strade che portano allo stesso risultato.

Prima via: la piattaforma prima del contenuto

La prima è quella di scegliere prima la piattaforma. Decido di essere su Instagram perché? Perché lo fanno tutti! Perché tutta la concorrenza è lì, perché tante persone sono lì.

Solo dopo aver scelto la piattaforma, decido il format o i format da usare:

  • Farò caroselli?
  • Mi dedicherò ai reel?
  • Userò i post normali (che ormai quasi nessuno considera più)?

L’iter è questo: scelgo Instagram, decido che farò principalmente reel perché sono quelli che funzionano meglio, e poi forse metto in atto una qualche strategia.

Seconda via: il contenuto prima della piattaforma

La seconda strada è quasi identica, ma inverte i primi due passaggi. Decido di fare un certo tipo di contenuto, ad esempio i reel, perché “ormai se non facciamo i reel siamo dei loser”.

Da lì mi chiedo: “Su quale piattaforma il reel funziona meglio?” Su Instagram, di sicuro! E così vado su Instagram e poi attuo la mia strategia.

I limiti di questi approcci

Sì, si può fare così. Ci sono persone che seguendo questi percorsi hanno ottenuto ottimi risultati. Sarebbe stupido e disonesto negarlo.

Ma non è l’iter più intelligente. Perché?

Proprio perché non considera quei parametri fondamentali di cui abbiamo parlato all’inizio della puntata:

  • Dove trovo la mia audience ideale?
  • Dove posso rendere meglio anche a livello mentale?
  • Quale piattaforma combacia di più con quella che per me è l’etica della comunicazione?

Quest’ultimo punto è qualcosa di cui non si parla mai, ma di cui dovremmo parlare sempre di più. Con i cambiamenti che sto iniziando a vedere e con l’intelligenza artificiale che sta entrando “a gamba tesa” in ogni aspetto della comunicazione, l’etica diventa un tema sempre più importante.

Nei prossimi paragrafi vedremo come fare scelte più consapevoli, che tengano conto di tutti questi fattori e non solo della tendenza a seguire la massa.

L’analisi del target e della concorrenza

Passiamo ora ai passaggi più consapevoli e strategicamente lungimiranti che dovresti seguire nella scelta della piattaforma. Prima di tutto, dovresti fare una valutazione e un’analisi approfondita.

Dove si trova davvero il tuo target?

Iniziamo dall’analisi del target o audience. La domanda fondamentale è: dove lo trovo veramente?

Se il tuo target è l’imprenditore, lo troverai su Instagram o TikTok? Certo, sono piattaforme molto usate, ma siamo sicuri che siano le migliori per raggiungere quel tipo di pubblico? Non potrebbe essere che LinkedIn, la casa degli imprenditori, sia una piattaforma più interessante su cui scommettere?

Se invece il tuo target sono i ragazzi molto giovani, li troverai sicuramente su Instagram. Però, per quanto a me personalmente TikTok non piaccia (e non ci investirei neanche cinque minuti del mio tempo), è molto più probabile che i giovani siano lì. Anche se, leggendo i trend recenti, stiamo vedendo che i giovani si stanno allontanando sempre di più dai social.

E se il tuo target è “la mamma”, dove la trovi?

Il livello di attenzione è importante

Ragionare sul target significa anche considerare dove posso trovare le persone e, soprattutto, che livello di attenzione possono darmi. Le persone su TikTok o Instagram mi daranno un’attenzione diversa rispetto a quelle che mi seguiranno su YouTube o Substack.

Quindi, come prima cosa, devo ragionare su dove trovo il target più affine a me e su dove lavora la concorrenza.

Analizzare la concorrenza: un approccio controcorrente

Perché è importante considerare dove lavora la concorrenza? Molto spesso scegliamo certe piattaforme proprio perché tutta la nostra concorrenza è lì. Ma se ci pensi bene, è un ragionamento che non ha molto senso. Perché essendo lì tutta la mia concorrenza, io farò più fatica a emergere.

Se invece inizio a comunicare su una piattaforma dove la mia concorrenza è ridotta facciamo Wayful, che è una piattaforma italiana che io sto iniziando a studiare che sulla carta è molto interessante e che comunque un po’ di numeri ce li beh lì ovvio che avrò dei numeri migliori, per quale ragione? Perché la concorrenza non sarà ancora arrivata

Se inizio a comunicare su una piattaforma dove la mia concorrenza è ridotta (prendiamo ad esempio Wayful, una piattaforma italiana che sto iniziando a studiare e che sulla carta è molto interessante), è ovvio che avrò risultati migliori. Perché? Perché la concorrenza non sarà ancora arrivata, e quindi quello che dirò o farò sarà molto più apprezzato rispetto a piattaforme dove la concorrenza è maggiore.

Fai un’analisi personale delle tue risorse

Oltre all’analisi del target e della concorrenza, è fondamentale fare un’analisi personale. Devi considerare:

  1. Le tue risorse economiche: alcune piattaforme richiedono investimenti per ottenere visibilità
  2. Il tempo che hai a disposizione: ogni piattaforma richiede un impegno diverso
  3. Le tue energie: alcune piattaforme sono più dispendiose emotivamente di altre
  4. La strumentazione che hai: non tutte le piattaforme richiedono gli stessi strumenti

Per esempio, io so che YouTube richiede un impegno enorme in termini di tempo e strumentazione. Instagram è meno impegnativo, ma richiede comunque costanza. LinkedIn può essere gestito con meno frequenza ma richiede contenuti di qualità.

Il valore della sperimentazione

Alla fine, bisogna fare dei ragionamenti in merito a tutti questi fattori. Potrebbe venire fuori che Instagram è effettivamente il posto migliore per te, ma potrebbe anche emergere che non lo è affatto.

Il metodo sperimentale ha un grande valore: prova diverse piattaforme per un periodo limitato e vedi quale si adatta meglio alle tue esigenze, al tuo stile comunicativo e al tuo target. Solo così potrai fare una scelta davvero consapevole.

Ricorda che non esiste la piattaforma perfetta in assoluto, ma esiste quella perfetta per te, per il tuo business e per il tuo pubblico.

Valutazione della narrativa e degli obiettivi

Dopo aver analizzato le tue risorse personali – economiche, di tempo e di energie – è fondamentale fare un passo ulteriore: valutare la narrativa della piattaforma e definire i tuoi obiettivi.

La narrativa delle piattaforme

Ogni piattaforma social ha una sua “storia” da raccontare, un suo modo di funzionare che attira le persone per motivi specifici. Questo è un aspetto cruciale che spesso viene sottovalutato.

Instagram o Tik Tok hanno una narrativa che ripeto per esempio per me è molto complessa perché è molto lontana da me lavora sulla distrazione delle persone lavora sul divertimento costante delle persone, su quello che David Foster Wallace chiamava Infinitejest

Prendiamo Instagram e TikTok come esempi. Queste piattaforme hanno una narrativa basata su:

  • La distrazione continua
  • Il divertimento costante
  • Quello che David Foster Wallace chiamava “Infinite Jest” (scherzo infinito)

Quando entri in queste piattaforme, devi adeguare la tua comunicazione a quella narrativa. Puoi provare a modificarla, a lavorarci sopra o andare controcorrente, ma devi essere consapevole che le persone sono attratte da quelle piattaforme proprio per quel tipo di contenuto.

L’importanza di sentirsi a casa

La domanda che devi porti è: la narrativa di quel canale si confà al tuo modo di comunicare? È adatta a te?

Cercare di comunicare su un canale che senti “alieno” è come essere un marziano che arriva sulla Terra senza conoscere né le usanze né la lingua: non riuscirai a comunicare efficacemente.

Comunicare significa gettare un ponte. Per farlo, devi avere ben presente non solo chi dall’altra parte riceve il messaggio, ma anche come funziona la piattaforma – la “mappa del territorio”, per così dire.

Definire chiaramente gli obiettivi

Un altro aspetto fondamentale è ragionare sull’obiettivo (o sugli obiettivi) della tua comunicazione. A cosa deve servire?

  • Deve aumentare il tuo seguito, il tuo pubblico?
  • Deve farti guadagnare più follower?
  • Oppure deve far guadagnare la tua attività?

In base a questo, la narrazione della comunicazione cambia, l’obiettivo della comunicazione cambia, e quindi una piattaforma potrebbe essere più o meno adatta ai tuoi scopi.

La mia esperienza personale

Ti racconto un esempio dalla mia esperienza. Per la società sportiva che gestisco, l’obiettivo principale della mia comunicazione è portare iscrizioni. Non mi interessa avere migliaia di follower se poi non si traducono in persone che varcano la porta della palestra.

Anche per questo podcast, l’obiettivo è chiaro: non sto cercando i grandi numeri, ma voglio aiutare chi ha davvero bisogno di questi consigli per migliorare la comunicazione della propria attività sportiva.

Sperimentare per conoscersi meglio

A volte non siamo in grado di fare un’analisi personale completa finché non facciamo delle sperimentazioni, ed è giusto così. Se non sei in grado di dare una risposta immediata su quale piattaforma sia più adatta a te, puoi tenerla in stand-by, fare delle prove, prendere appunti, raccogliere dati e poi scegliere quello che probabilmente è il sentiero migliore.

Per esempio, io gestisco due canali YouTube e ho recentemente aperto anche il mio terzo canale personale, dove sto pubblicando questi podcast e dove prima o poi inizierò a fare dei video.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, io trovo molto meno pesante lavorare e pubblicare per YouTube che per i social. Faccio i reel se devo farli, preparo le mie scalette, ma trovo più impegnativo, più logorante lavorare sulla pubblicazione di tanti reel piuttosto che su un video lungo da trenta minuti alla settimana.

Ma questa è la mia esperienza personale, parte della mia analisi. Tu potresti scoprire che è esattamente l’opposto per te.

Valutare le proprie capacità

Ci sono anche le capacità personali da considerare:

  • Magari non sei a tuo agio davanti alla telecamera, ma diventi bravissimo davanti a un microfono senza essere visto
  • Forse hai ottime capacità di scrittura, ma sei carente nella parte video

Se stai iniziando, è inutile forzarti a fare cose che non sei capace o non sei in grado di fare. Perché? Perché richiedono tempo, energie, esperimenti e sacrifici che spesso non abbiamo a disposizione.

La scelta della piattaforma è un processo che richiede una riflessione profonda su chi sei, a chi vuoi parlare e cosa vuoi ottenere. Non lasciarti trascinare dalle mode o da ciò che fanno gli altri, ma trova il tuo spazio, il tuo modo di comunicare, la tua piattaforma ideale.

La valutazione etica delle piattaforme

Dopo aver analizzato target, risorse e obiettivi, c’è un ultimo punto che negli ultimi mesi è diventato per me sempre più importante: la valutazione etica delle piattaforme.

Quando decidiamo di pubblicare su una determinata piattaforma, non stiamo facendo altro che sostenerla. Le stiamo dando tempo, energie e risorse per farla diventare più grande, per far sì che le persone rimangano lì e che quella piattaforma guadagni di più. Punto.

Alla piattaforma di noi, della nostra riuscita, del nostro successo non importa niente. E dato come stanno andando le cose, sto iniziando ad avere qualche remora sull’utilizzo di certe piattaforme.

Da social a macchine di intrattenimento

Piattaforme come Instagram o TikTok ormai da un po’ di tempo non sono più “social”. Diciamoci la verità: sono diventate piattaforme di intrattenimento dove non c’è più lo scopo di socializzare o entrare in contatto con altre persone.

Il loro obiettivo è mantenere l’utente sulla piattaforma, fargli buttare via tempo, lobotomizzandolo e inserendolo in questo scroll continuo che va a spegnere il cervello. Crea dipendenza e, di fatto, è un po’ una nuova “sigaretta elettronica” a cui però hanno accesso tutti, anche i ragazzi.

Queste piattaforme a tutti gli effetti sfruttano il tuo lavoro, il mio lavoro o il lavoro dei creator perché ci danno l’illusione di poter ottenere successo, di poter ottenere grandi numeri, di poter ottenere la fama in cambio dei nostri contenuti.

La corsa alla produzione di contenuti

I contenuti che pubblichiamo devono essere sempre più presenti, sempre più frequenti, sempre più ingaggianti, sempre più divertenti. A tutti gli effetti ci stanno spremendo a tal punto che arriveremo (in alcuni casi ci siamo già) a dover usare l’IA per forza di cose, per poter stare dietro al quantitativo di materiale da produrre.

Trovo questo assurdo perché significa cancellare quasi completamente quello che noi siamo in grado di fare. Significa mettere da parte l’uomo per creare tanto materiale di poco valore.

Come ho sentito dire una volta da Rick DuFer, i numeri, le quantità sono aliene, sono lontane dal cuore delle persone, sono lontane dall’anima. Più materiale pubblichiamo in rapida successione, più bassa sarà la qualità, meno ci sarà di noi, della nostra personalità, dei nostri valori, del nostro modo di fare.

Ma questo alle piattaforme non interessa.

L’obiettivo vero delle piattaforme

Quello che interessa alle piattaforme è avere contenuti che tengono le persone agganciate lì, così che loro possano vendere pubblicità o visibilità. In cambio ci offrono un sogno: il sogno di “spaccare l’algoritmo”, di avere milioni di follower che ci seguono e ci idolatrano, ma che in realtà non ci conoscono e non sanno quasi niente di noi.

L’obiettivo delle piattaforme ormai è quello di lobotomizzare le persone, creando un ambiente malsano dove spesso è spinto di più l’odio piuttosto che la condivisione o la socializzazione. Perché l’odio crea engagement, e l’engagement è quello che interessa alle piattaforme.

Interessa a tal punto che Meta ha rilasciato dei bot di intelligenza artificiale che si fingono persone e commentano i contenuti pubblicati con il solo scopo di aumentare l’engagement. E non è una cosa positiva perché commentano in modo non ragionato, a volte in modo violento, a volte in modo scurrile, a volte in modo affabulatorio. L’importante è creare engagement.

Il traffico non è mai nostro

Inoltre, nelle piattaforme il traffico non è mai nostro. Di questo farò una puntata dedicata, ma il fatto di avere dieci, cinque, quindici o centomila follower non fa sì che quel traffico sia nostro.

Non possiamo contattare queste persone quando vogliamo, non possiamo essere certi che vengano tutte avvisate di un nostro nuovo contenuto. E se un giorno il nostro account venisse bannato, venisse chiuso o la piattaforma stessa cadesse, perderemmo tutto quel traffico. Tutto! Perché quel traffico è della piattaforma, non nostro.

Vale la pena?

Sto iniziando a chiedermi se il gioco valga la candela. Se questo sia davvero il modo più giusto per comunicare, sia per i miei obiettivi (portare persone in palestra), sia da un punto di vista etico.

Non so quanto io sia ben disposto ad alimentare questo schema, ad alimentare l’idea di piattaforme lobotomizzanti che creano dipendenza e che non attivano il cervello delle persone, anzi giocano proprio sul fatto di tenerlo spento.

Piattaforme che sfruttano il mio lavoro per darmi un sogno che probabilmente non raggiungerò mai, e soprattutto dove il traffico non è mio.

È una riflessione che dovremmo fare tutti prima di investire tempo ed energie in qualsiasi piattaforma social.

Investire su altre piattaforme o strategie mi permetterebbe di comportarmi in modo più affine alla mia natura, e credo che questo sia davvero importante. Ognuno deve fare le proprie valutazioni. Queste sono le mie “pippe mentali” – sono uno che probabilmente pensa troppo e proprio per questo forse certi numeri non li farà mai. Ma credo sia molto meglio pensare troppo ed essere in pace con se stessi piuttosto che andare a cozzare contro i propri principi, ideali e visione del mondo.

Una volta fatte tutte queste analisi e domande, allora sì che potete scegliere la piattaforma in maniera consapevole in base ai risultati che volete ottenere.

Ricapitolando il processo di scelta

Tutto questo “pippone” per dire cosa? Che una piattaforma non va mai scelta a cuor leggero, non va scelta perché tutti fanno quella scelta. Anzi, proprio perché tutti fanno quella scelta, forse la più intelligente potrebbe essere fare i bastian contrari e andare da un’altra parte.

Prima di scegliere una piattaforma, prima di decidere di investire tempo, risorse, energie, fatiche ed emozioni, fatevi queste domande:

  1. Dove è il mio target e come posso lavorarci?
  2. Quali sono le mie risorse, capacità e principi?
  3. La narrativa di quel canale coincide con me? È adatta a me?
  4. Qual è il mio obiettivo di comunicazione? Quell’obiettivo è adatto a quella piattaforma?

Se l’obiettivo è vendere, sui social ormai è sempre più difficile. E se volete essere dei “frante cavalle” come me, fatevi anche un paio di valutazioni etiche:

  • Quella piattaforma comunica realmente come vorreste comunicare voi?
  • Pensate sia eticamente giusto darle spazio e aiutare ad alimentarla?
  • È il luogo migliore dove portare la vostra voce e il vostro materiale?

La mia esperienza su YouTube

Il canale che a me sempre dato più soddisfazioni è da qui a breve mi specializzerò perché è quello che so fare bene, c’è poco da fare, è YouTube.

Ho lavorato su tantissime piattaforme: Twitter, Facebook, Instagram, TikTok (facciamo cross-posting con la palestra), YouTube, blog, Telegram… Ho fatto veramente tantissimi esperimenti. E gira che ti rigira, il canale che mi ha sempre dato più soddisfazioni è YouTube. Da qui a breve mi specializzerò su questa piattaforma, perché è quello che so fare bene, c’è poco da fare.

Perché YouTube funziona per me

Perché YouTube? Al di là dei numeri che ottengo (il canale della palestra cresce in maniera esponenziale ogni volta che riprendo a pubblicare con costanza), abbiamo aperto un secondo canale e stiamo facendo una media di 250 iscritti al mese con poco e niente.

Lo userò come caso studio perché abbiamo usato una strategia molto scaltra: nel giro di due mesi siamo passati da 50 iscritti a 500, pubblicando solo una volta alla settimana. Niente di che!

Su YouTube riesco a trovare il mio spazio perché è una piattaforma che molto probabilmente aderisce al modo in cui comunico. Aderisce ai miei tempi, al mio modo di gestire la comunicazione, e a livello etico la trovo ancora una piattaforma su cui vale la pena investire.

Le mie difficoltà con i social media

Mentre sui social ho sempre grandi difficoltà perché la loro narrativa mi è tanto distante. Ogni volta che apro un social ho degli attriti, per cui so che lì sarà più complicato. Pian piano ci sto investendo sempre meno tempo e continuerò su questa strada, non ve lo nascondo.

Su YouTube sono così “tranquillo e sereno” al punto che ho già aperto, come forse vi ho detto in apertura di puntata, un canale personale dove sto pubblicando anche il podcast e dove farò sicuramente dei video, perché è una forma di comunicazione con cui mi trovo molto bene. Mi pesa poco, la faccio con grande piacere e mi riporta molto.

Investire dove si ottengono risultati

Perché investire tempo ed energie in piattaforme che non ci rappresentano, quando possiamo concentrarci su quelle che ci danno soddisfazione? Nel mio caso, YouTube si è dimostrata la scelta vincente, sia per i risultati ottenuti che per la compatibilità con il mio stile comunicativo.

La lezione che voglio condividere è semplice: non seguite ciecamente le tendenze, ma trovate la piattaforma che meglio si adatta a voi, ai vostri obiettivi e ai vostri valori. Solo così potrete comunicare in modo autentico ed efficace.

Scegliere con consapevolezza

Siamo arrivati alla fine di questa riflessione sulla scelta delle piattaforme social. La domanda che voglio lasciarti è semplice ma potente: perché dovrei andare a spendere energie, tempo, fatica e frustrazione su canali che non mi danno gli stessi risultati?

Quindi prima di scegliere una piattaforma, prima di decidere di investire tempo, risorse, energie, fatiche, emozioni dentro quella piattaforma, mi raccomando fatevi queste domande!

Ricapitolando, ecco le domande fondamentali da porsi:

  • Dove si trova il mio target e come posso lavorarci al meglio?
  • Quali sono le mie risorse, capacità e principi?
  • La narrativa del canale coincide con me e il mio modo di comunicare?
  • Qual è il mio obiettivo di comunicazione?
  • È eticamente giusto alimentare quella piattaforma?

Forse la scelta più intelligente è proprio fare “i bastian contrari” e andare dove c’è meno concorrenza, dove puoi emergere più facilmente e dove ti senti davvero a tuo agio.

Non scegliere una piattaforma a cuor leggero. Non farlo solo perché tutti lo fanno. Fai una scelta consapevole, basata su un’analisi attenta e personale.

Per oggi è tutto. Ho cercato di essere breve, ma l’argomento era importante e meritava un’analisi approfondita.

Come sempre, ti auguro una buona giornata e un buon lavoro. Per qualunque cosa, ricordati che puoi scrivermi a eugenio@eugeniocredidio.it

Un abbraccio, ci sentiamo presto e alla prossima.


Vendere lo Sport è un podcast originale ideato e prodotto da Eugenio Credidio senza l’uso di intelligenza artificiale.

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Eugenio Credidio

Eugenio Credidio è il consulente di marketing e comunicazione specializzato nel settore sportivo e fitness. Con oltre 15 anni di esperienza, maturata sul campo gestendo con successo la propria società sportiva ad Alessandria, Eugenio aiuta i professionisti dello sport e del fitness con un cuore a comunicare efficacemente, posizionandosi come leader nel loro settore.