Esiste un grande seppur quotidiano mistero. Tutti gli uomini ne partecipano, ma pochissimi si fermano a riflettere. Quasi tutti si limitano a prenderlo come viene e non se ne meravigliano a fare. Questo mistero è il tempo.
Queste parole non sono mie, ma di un grande saggio della nostra epoca: Michael Ende. Lo conosciamo per “La storia infinita”, ma è nel suo libro “Momo” che troviamo questa profonda riflessione sul tempo.
“Momo” racconta di una bambina che combatte contro gli uomini grigi. Questi esseri misteriosi si nutrono del tempo degli umani. Con astuzia, riescono a rubare il tempo prima agli adulti e poi ai bambini. All’epoca usavano la televisione come strumento. Oggi avrebbero molti altri mezzi.
Se ci guardiamo intorno, dobbiamo ammettere che gli uomini grigi stanno vincendo. Viviamo di corsa, sempre più trafelati. Non abbiamo tempo per mangiare con calma, per stare con gli amici, con la famiglia, per fare ciò che amiamo o per stare con noi stessi.
E figuriamoci per comunicare o fare marketing!
Il problema dei professionisti moderni
La frase che sento ripetere più spesso dai professionisti e dalle piccole imprese con cui lavoro è sempre la stessa:
“Non ho tempo per comunicare.”
“Non ho tempo per creare contenuti.”
“Non ho tempo per fare marketing.”
“Non ho tempo per gestire i social.”
Ma c’è un problema di fondo: se non comunichi, muori. Poche attività possono permettersi di non comunicare, e anche quelle rischiano grosso a restare in silenzio troppo a lungo. Il punto è che bisogna trovare una soluzione. E questa soluzione parte da una riflessione molto semplice: il tempo è l’unica risorsa che tutti possediamo in misura simile.
Nessuno può metterlo da parte, nessuno può recuperarlo, eppure spesso lo trattiamo come se fosse infinito. Lo buttiamo, lo sprechiamo, lo regaliamo a chi non lo merita, lo togliamo a chi amiamo. Quante volte ti è capitato di donare il tuo tempo a persone che non l’hanno rispettato? E quante volte lo hai sottratto ad altri con chiacchiere inutili o attività prive di significato?
Anche a me è successo, tante volte. Ma col tempo ho imparato a gestire meglio quello che potremmo chiamare il mio “budget temporale”. Perché la verità è che non abbiamo tempo, ed è proprio per questo che dobbiamo imparare a onorarlo.
Il paradosso della velocità
Viviamo in una società che corre. E più andiamo veloci, più il tempo ci sfugge. È un paradosso: acceleriamo pensando di guadagnare ore, ma ci ritroviamo senza tempo per ciò che conta davvero.
Non abbiamo tempo per mangiare con calma, per vedere gli amici, per portare fuori il cane, per fermarci e respirare. Non abbiamo tempo nemmeno per noi stessi. È un vortice che ci risucchia, e tra tutte le cose che mettiamo da parte, la comunicazione è sempre tra le prime.
La comunicazione è sempre la prima a saltare
In mezzo a mille urgenze, comunicare sembra sempre qualcosa che si può rimandare. Tanto c’è sempre tempo, no? E invece no. Così finiamo per trascurare tutto: o non facciamo nulla, oppure facciamo tutto male. O peggio ancora, affidiamo la nostra comunicazione a persone che non ci conoscono davvero o che non comprendono il nostro settore.
Il risultato è una comunicazione grigia, spenta, che non lascia il segno. Una comunicazione che non ci rappresenta.
Comunicare significa esserci
Non sto dicendo che devi fare tutto da solo. Puoi affidarti a qualcuno per la parte operativa, ma devi comunque esserci, perché la comunicazione parla di te. Se sei un libero professionista o gestisci un’attività, sei tu il volto, la voce, il cuore di ciò che fai.
Oggi più che mai, con una concorrenza feroce e un’enorme quantità di contenuti pubblicati ogni secondo, non puoi permetterti il lusso di essere assente.
Invisibili = morti
Oggi chi non comunica è invisibile. E nel mondo professionale, l’invisibilità è una forma di morte lenta. Nessuno sa chi sei, nessuno ti cerca, nessuno ti scopre. I clienti che arrivano (quando arrivano) sono spesso quelli che non vuoi: difficili, conflittuali, lontani dal tuo modo di lavorare. Ti trovi a vivere di passaparola o, peggio, a raccattare gli scarti degli altri.
Nel frattempo, magari guardi gli altri — quelli che comunicano — ottenere risultati. E ti rode. Perché magari ne sanno meno di te, sono meno preparati, meno competenti… eppure sono lì, a raccogliere i frutti.
Ma non serve a nulla lamentarsi. La comunicazione è una tua responsabilità. È un tuo dovere.
Non è un’attività secondaria
Comunicare non è qualcosa da fare “se avanza tempo”. Non è secondario. È un’attività centrale tanto quanto lavorare con i clienti, gestire i soldi, progettare i servizi.
E voglio essere diretto: il “non ho tempo per comunicare” è una scusa. Una delle più comode. Perché comunicare è faticoso, ti obbliga a uscire dalla tua zona di comfort, a esporti. E allora preferiamo evitare. Rimandare. Fare altro.
Ma oggi non puoi più permettertelo.
La mia esperienza
Parlo con cognizione di causa. Gestisco una società sportiva, mi occupo personalmente della comunicazione e della strategia. Pubblico video su YouTube, mando newsletter, parlo con i genitori dei ragazzi che si iscrivono ai corsi. In più, produco un podcast e lavoro come consulente per altri professionisti.
E sì, faccio anche la spesa, cucino, porto fuori il cane e mi occupo della casa. Sono stanco? Certo. Ma spesso sono stanco e felice. Perché quando riesci a far funzionare tutto, la soddisfazione è enorme.
Come ci riesco?
Non sono nato organizzato. Anzi, per anni ho buttato via tempo in modo inconsapevole. Ma ho imparato a organizzarmi. Ho trovato piccoli trucchi che funzionano per me e che voglio condividere con te. Li esploreremo meglio insieme nelle prossime puntate del mio podcast, ma voglio anticiparti alcune idee chiave.
Bloccare il tempo
La prima è il Time Blocking. Blocca degli slot in agenda dedicati solo alla comunicazione. Quei momenti devono diventare sacri. Nessun appuntamento, nessuna interruzione. Come se stessi lavorando con un cliente: in quel momento, il cliente sei tu e la tua comunicazione.
Darsi scadenze
La seconda è darsi scadenze chiare. Se non c’è una data, non c’è un impegno. E se non c’è impegno, le cose non si fanno.
Scegliere il formato giusto
Terzo, scegli una Forma Primaria di Contenuto che ti venga naturale: audio, video, testo… l’importante è che sia sostenibile per te. Io, ad esempio, preferisco il podcast: mi viene più facile, più spontaneo, e da lì estraggo altri contenuti.
Non vivere per l’algoritmo
E infine: fregatene dell’algoritmo. Lavora per le persone, non per i numeri. La connessione reale conta molto di più dei like.
Non cercare scuse
L’autodisciplina è la vera chiave. Comunicare anche quando non hai voglia, anche quando sei stanco. È come l’allenamento: se aspetti di “avere voglia”, non ti allenerai mai. Lo fai perché è importante, punto.
Comunicare ti salva (anche da te stesso)
Comunicare ti salva. Ti salva dal burnout, dalla frustrazione, dall’invisibilità. Ti aiuta a trovare clienti migliori, a dare più senso a ciò che fai, a costruire relazioni. È un atto d’amore verso il tuo lavoro e verso te stesso.
Conclusione
Lo so, tutto questo non è facile. Ma è fondamentale, per il tuo lavoro, per la tua salute mentale e per il tuo futuro. Imparare a comunicare bene è come mettere ordine nella tua vita: ti libera la mente, ti fa risparmiare energia e ti dà una direzione.
Io ci sono passato. E se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu. Se hai bisogno, sai dove trovarmi. Ti aspetto su eugeniocredidio.it o sui miei canali social.
Vendere lo Sport è un podcast originale ideato e prodotto da Eugenio Credidio senza l’uso di intelligenza artificiale.